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FABRIZIO FERRARI,

designer, giornalista e docente universitario:

una vita spesa nel nome e per la passione delle supercars italiane della “Terra dei Motori”.

STORIE DI VITA VISSUTA, DI LAVORO E PASSIONE, PER UN TERRITORIO UNICO, CHE GLI HA REGALATO

EMOZIONI ED ESPERIENZE IRRIPETIBILI!

FASE DUE:

IL DESIGNER CEDE IL PASSO AL DOCENTE, TUTOR ED INFINE RICERCATORE UNIVERSITARIO.

CAP.7.2 – IL PROGETTO MASERATI “ERNEST”: GT 2+2 CON L’AHD (2015-16)

 Non casualmente, in tutto il periodo delle trattative per l’accordo quadro Maserati-UNIMORE, mi interfacciai tutto il tempo con l’Ing. Roberto Corradi, spesso insieme allo stesso Ing. Antonio Cesaretti (i due si conoscono bene, avendo lavorato fianco a fianco sia in Ferrari prima, che in Maserati poi) e non solo per le trattative, ma soprattutto per iniziare ad impostare, sin da subito, eventuali progetti di ricerca innovativi, che potessero interessare, o comunque rientrare nel quadro di sviluppo delle future Maserati, oltre ovviamente a mettere a disposizione della stessa Maserati, i migliori tirocinanti e neolaureati.

E fu così che l’Ing. Roberto Corradi, incuriosito dal progetto di ricerca AHD, ci fece una richiesta quasi impossibile: provare ad adattarlo ed utilizzarlo per un eventuale sviluppo futuro della GranTurismo (vedi), mantenendo il più possibile le componenti originali dell’auto (carry over). L’Ing. Antonio Cesaretti pensò subito che la “mission” era quasi disperata, se non del tutto impossibile. In effetti, essendo stato concepito per vetture sportive, a due posti secchi con il motore posteriore centrale (ed ho spiegato all’inizio quali sono le caratteristiche che lo favoriscono e lo rendono quasi ideale, per quella tipolgia di auto), nel caso di una GT con motore anteriore e soprattutto con abitacolo a 4 posti veri, la situazione non era certo ideale, anzi … quasi impossibile, come temeva l’Ing. Antonio Cesaretti.

Chiaro che l’Ing. Corradi ci aveva affidato l’incarico, anche per metterci alla prova e non solo perché la Maserati non aveva all’epoca in gamma una vettura a 2 posti secchi con motore posteriore centrale (la MC12 era già uscita di produzione da qualche anno, senza eredi). In realtà, come vedremo in seguito, la Maserati stava già pensando ad una nuova GT estrema a due posti secchi con motore centrale, ma l’Ing. Roberto Corradi intendeva soprattutto capire se il nostro progetto innovativo, poteva avere anche diverse applicazioni.

Come sempre, io ero invece intrigato dalla sfida, apparentemente irrisolvibile, in quanto il problema principale era l’abitacolo con 4 posti, per cui la porta, doveva dare agevole accesso anche al divano posteriore, in questo caso; inoltre, essendo il motore posizionato nel cofano anteriore, tutto l’abitacolo risultava naturalmente arretrato (rispetto ad una “Mid-engine”), al punto che lo spazio tra la fine della porta ed il passaruota posteriore, risultava assai ridotto ed assolutamente insufficente per ospitare la porta in posizione aperta. Una porta che, oltretutto non poteva essere troppo corta, altrimenti l’accesso al divanetto posteriore diveniva a sua volta impossibile.

Un vero rompicapo, quasi un assurdo tecnico che, apparentemente, non ci offriva vie d’uscita, senonchè …

Questo studio di nuova GranTurismo con la PORTA SCORREVOLE A SCOMPARSA, fu dunque assegnato a due stagisti, per le lore rispettive tesi di laurea: in praytica un piccolo team, composto da un “designer”, Fabio Grandi, che si sarebbe occupato della carrozzeria, dal punto di vista architettonico, della costruzione e del design, ed un “tecnico”, Andrea Galassi, che invece avrebbe dovuto curare la parte strutturale e di ingegnerizzazione dei vari meccanismi e soluzioni tecniche innovative adottate.

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Ancora una volta la soluzione, pur non perfettamente ottimale e se vogliamo anche un pochino forzata, era comunque a portata di mano e la proposi a tutto il team, i due tirocinanti e soprattutto l’Ing. Cesaretti, sulle prime assai dubbioso. In effetti non era facile e la soluzione finale venne così fuori un po’ alla volta, ottimizzando quà e la l’insieme.

Prima di tutto immaginai una porta che avesse una parte posteriore, di fatto “telescopica”, vale a dire che le permettesse come di “accartocciarsi” su se stessa, con varie sezioni che rientravano una sull’altra, per permettere un maggiore scorrimento, di fatto riducendone la lunghezza totale in fase di massima apertura, per consentire un varco il più ampio possibile e concedere così un minimo di spazio per accedere al divano posteriore. Ma tutto questo non sarebbe bastato, senza l’integrazione con un altro dispositivo, assai più semplice: vale a dire lo scorrimento automatico del sedile anteriore in avanti, sino a rientrare quasi nel vano della pedaliera, liberando così automaticamente, all’atto dell’apertura della porta a scorrimento, un ben più ampio spazio davanti al sedile posteriore.

Una soluzione per certi versi complicata, ma che consentiva di superare il problema di poter adattare l’Active Hidden Door anche ad una tipologia di vetture per cui non era stato pensato e non era nato: vale a dire le granturismo classiche a motore anteriore, con abitacolo 2+2.

L’applicazione dell’AHD alla GranTurismo originale del 2007-2018, fu anche l’occasione per operare un deciso restyling della carrozzeria, resa più moderna, carratterizzata ed aggressiva, ma senza modificare la struttura di base, se non nella traversa posteriore, spostata in alto, per consentire l’eventuale adozione di un ben più pratico portellone posteriore. Il design finale era sicuramente meno elegante e classico di quello originale, ma caratterizzava una vettura così apparentemente più compatta, dinamica e sportivamente aggressiva.

L’intero progetto di ricerca è stato oggetto di tirocinio per la tesi di Laurea in Ingegneria del Veicolo, per i due candidati, Fabio Grandi, che si è maggiormente dedicato all’aspetto “Body” e design, ed Andrea Galassi, che invece ha curato maggiormente la parte che riguardava la struttura di base e soprattutto l’engineering (leggi). Un vero piccolo team di lavoro, ovviamente completato dai due Tutor, entrambi dedicati: il sottoscritto e l’Ing. Antonio Cesaretti, chiaramente.

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