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La Testarossa è uno dei simboli degli anni 80 del secolo scorso, quando l’ottimismo e la voglia di apparire (edonismo) erano al massimo.

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Infatti la Testarossa, insieme alla F.40 è rimasta nel cuore dei ferraristi di tutto il mondo, non solo perchè tra le ultime berlinette sportive stradali deliberate con l’avallo del fondatore, Enzo Ferrari, ma anche e soprattutto perchè ancora oggi rimangono impresse nell’immaginario colletivo.

La Testarossa succedeva nel 1984 alla prima berlinetta stradale di Maranello con il 12 cilindri montato in posizione posteriore centrale, come la nuova linea tecnica di quel tempo imponeva, per le GT ad alte prestazioni. Era soprattutto una questione di distribuzione dei pesi, oltre che di aerodinamica, sacrificando al contempo, spazio, comfort e praticità delle auto stesse.

Dopo le favolose Lamborghini Miura e Countach, anche il Drake di Maranello, pur non del tutto convinto della soluzione per le auto stradali (in F1 e nelle Sport era da tempo la regola), dovette cedere, specie quando vide che persino la “concorrente” che aveva in casa, la Maserati, lo stava facendo a sua volta con la Bora.

La Testarossa altro non era che la continuazione della primigenia 365 GTB/4, poi 512 BB, della quale ereditava quasi tutto il layout: telaio (seppur evoluto) e soprattutto motore a 12 cilindri “piatto” (cioè con bancate a 180°), per abbassarne l’altezza e permettere di accorparlo al gruppo della trasmissione (sotto), compattando così al massimo gli organi meccanici principali, per favorire ulteriormente la distribuzione dei pesi.

Ma la Testarossa, diversamente dalla 512 BB, presenta un design davvero spettacolare e particolare, dovuto soprattutto allo spostamento dei radiatori dell’acqua, dalla posizione anteriore ai due lati del gruppo motore-cambio. Questo dava origine ad un design caratterizzato da fianchi molto larghi, ulteriormente esaltati da enormi prese laterali, dotate di vistose grigliature a lamelle orizzontali (per motivi di sicurezza) e, di conseguenza, anche ad un posteriore a sua volta molto largo e possente, ulteriormente esaltato dalla fascia posteriore, sempre a lamelle, ma in nero contrastante col colore della carrozzeria che, oltre a creare lo sfogo termico dinamico per il vano motore, ai lati va ad integrare (sovrapponendosi), i grandi gruppi ottici posteriori (al posto dei tradizionali gruppi tondi), creando un effetto davvero particolare e assolutamente caratterizzante.

PER SAPERNE DI POIU’ (leggi):

FERRARI TESTAROSSA (ferrari.com)

Ferrari Festeggia i 40 anni della Testarossa nella cornice di Milano AutoClassica

VIDEO Collection – Ferrari 365 GT/4 BB, Lamborghini Countach LP400, Maserati Bora. Le supercar italiane “mid-engine” degli anni 70