FABRIZIO FERRARI, DESIGNER, GIORNALISTA E DOCENTE UNIVERSITARIO: UNA VITA SPESA NEL NOME E PER LA PASSIONE DELLE SUPERCARS ITALIANE DELLA “TERRA DEI MOTORI”. STORIE DI VITA VISSUTA, DI LAVORO E PASSIONE, PER UN TERRITORIO UNICO, CHE GLI HA REGALATO EMOZIONI ED ESPERIENZE IRRIPETIBILI!
From: “Fabrizio Ferrari: my memories” (original text in italian). LEGGI ANCHE LA PARTE PRECEDENTE
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Dopo il racconto delle mie esperienze di designer indipendente (sembra strano oggi, ma nei mitici anni ’90 del secolo scorso, ancora era possibile, svolgere la libera professione, a “contratto” …)
designer “freelance” per le varie aziende del settore dell’epoca, nella zona del Pianeta Modena: dalla Bugatti di Campogalliano, alla Cizeta, poi la De Tomaso ed infine anche la Lamborghini.
Quindi dopo avervi narrato (vedi puntate precedenti), persino la mia esperienza con una realizzazione, totalmente artigianale e praticamente da zero, la supercar “Toni GT”, nata nei primi anni ’90 tra Maranello e Modena, prima di concludere il racconto di quell’ultimo scorcio del secolo scorso (dagli anni 2000 in poi era poi iniziata la seconda fase della mia carriera, prima come docente, e poi anche come ricercatore e tutor universitario), concludo la mia parentesi di designer indipendnete – facendo un passo indietro e tornando ancora ai primissimi anni ’90 – per aggiungere tre episodi atipici, scelti tra tante esperienze professionali minori di quell’epoca, perché comunque significativi proprio del periodo, ma fondamentalmente ben diversi tra loro, appunto come esperienze professionali.
Poco tempo dopo, tra il 1993 e il 1994, quando già ero impegnato a tempo pieno con il progetto del prototipo artigianale “Toni GT”, ricevetti la chiamata di uno dei più grandi restauratori modenesi, l’amico Franco Bacchelli, all’epoca fondatore e titolare, insieme a Roberto Villa, della storica Carrozzeria AutoSport di Bastiglia, nella bassa modenese.
L’AutoSport era famosa sin dagli anni ’70, per le tante costruzioni speciali, soprattutto auto da corsa per la Ferrari, oltre che per i restauri delle auto d’epoca. Tra le altre, realizzarono la verione Le Mans a coda lunga della 512 BB, la 308 IMSA ed i prototipi di quella che poi sarà la F40.
In AutoSport, oggi ribattezzata “Bacchelli&Villa” (dai cognomi dei fondatori) è ancora oggi viva la tradizione dei battilastra e delle costruzioni artigianali di prototipi, tirando direttamente il “Filon” – il manichino formato da fili di ferro – direttamente sulle basi di telai meccanizzati, già comprensivi di tutte le componenti essenziali. La stessa tecnica utilizzata un tempo da Scaglietti, da Fantuzzi, dalla Sport Cars di Piero Drogo e tipica delle costruzioni artigianali modenesi.
Anche la Toni GT è stata realizzata in questo modo e la stessa AutoSport era stata, all’inizio, tra i possibili fornitori per la costruione della carrozzeria.
E proprio per questo Franco Bacchelli conosceva bene il mio lavoro di designer, a mia volta “artigianale”, o se preferite, con termine attuale, “analogico”, nel senso che realizzavo i miei progetti di carrozzeria, direttamente con designi a mano, attraverso un piano di forma completo (4 viste principali in proiezione ortogonale, comprensive di tutte le principali sezioni), all’occorrenza anche in scala 1:1 (sempre a mano), come nel caso della Toni GT.
Infatti, in quel periodo l’AutoSport era alle prese con una speciale commessa dalla Germania, da parte del designer tedesco Michalak, il quale aveva immaginato una barchetta molto particolare, senza parabrezza, sulla base di una Ferrari 328 GTS (la versione targa con tetto asportabile).
Si trattava di realizzare un esemplare unico, una “one-off” come la definiremmo oggi e il capo battilastra dell’epoca all’AutoSport, Afro Gibellini, aveva ricevuto da Michalak diverse indicazioni, relative al progetto di stile: un primitivo CAD 3D (erano i primissimi all’epoca) ed anche un mezzo modello “specchiato” in scala (appeggiato ad uno specchio al centro, per riflettere la parte mancante, uno stratagemma in voga nei centri stile, per guadagnare tempo).
Afro Gibellini aveva una grande esperienza in materia essendo, al pari di Giancarlo Guerra, uno dei migliori ex dipendenti di Sergio Scaglietti: una esperienza a prova di bomba, che gli permetteva di realizzare in poco tempo qualsiasi carrozzeria artigianale, a disegno o anche, da semplici foto (in caso di ricostruzioni o restauri), all’occorrenza, con una precisione … quasi “industriale”.
Ma in questo caso, qualcosa non quadrava e Afro, come nel caso di restauri e ricostruzioni complicate, dove era necessario ricostruire solo sulla base di foto e non erano disponibili disegni tecnici di alcun genere, anche in questo caso Afro si trovava davanti ad un lavoro difficile, di interpretazione e quindi lungo e costoso.
Eppure disponeva di moderni disegni CAD 3D e pure del modello in scala, cos’era accaduto?
Accadeva che, le misure principali che di desumevano dai disegni e dal modello, di fatto non coincidessero con le misure principali della 308 GTS che doveva essere ricarrozzata. E fu così che Bacchelli mi telefonò chiedendomi di incontrare Afro e di accordare con lui il da farsi.
In questo caso era richiesta la mia esperienza di designer, ma non la mia fantasia e le mie idee, solo la tecnica. Nessun problema, dopo aver discusso con Afro e aver compreso il problema, non mi feci pregare e, rilevate tutte le misure principali direttamente dal telaio della 308 GTS, recuperato copie dei disegni CAD ed eseguito foto del modello in scala di Michalak, tornai a Busseto per mettermi all’opera.
Dopo pochi giorni tornai con un piano di forma in scala 1:5, completo delle 4 proiezioni ortogonali e delle principali sezioni. Piano di forma che, non solo teneva conto delle “reali” misure della Ferrari 308 GTS, ma che rispettava assolutamente i volumi ed il design ideato da Michalak, ovviamente solo adattando le misure che all’inizio non corrispondevano.
Fu in questo modo che Afro, nel giro di pochissimi giorni, carrozzò completamente il telaio motorizzato della 308 GTS, creando l’esemplare unico che Michalak aveva immaginato e denominato “Conciso”!
Un’altra opera d’arte carrozziera della Motor Valley, così famosa per i motori e le auto da corsa, ma anche così sconosciuta per quella che invece è l’arte carrozziera di creare prototipi artigianali in poco tempo e comunque di ottima qualità.
Per me un’altra esperienza professionale, da un lato molto interessante e dall’altro pure piacevole e formativa.
Formativa perché non mi era mai capitato, prima d’ora di dover lavorare ad un progetto di design non ideato da me e quindi, con la difficoltà di dover rispettare le idee altrui, in modo del tutto professionale, cosa non sempre scontata, soprattutto nel caso di designer molto creativi e fantasiosi.
Poi, in ogni caso, il veder crescere sotto i miei occhi la vettura che, avevo dovuto riportare in disegno, per me restava comunque un’esperienza incredibile, che ogni volta aumentava la mia innata passione per questo genere di cose! (CONTINUA)