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FABRIZIO FERRARI,

designer, giornalista e docente universitario:

una vita spesa nel nome e per la passione delle supercars italiane della “Terra dei Motori”.

STORIE DI VITA VISSUTA, DI LAVORO E PASSIONE, PER UN TERRITORIO UNICO, CHE GLI HA REGALATO

EMOZIONI ED ESPERIENZE IRRIPETIBILI!

FASE DUE:

IL DESIGNER CEDE IL PASSO AL DOCENTE, TUTOR ED INFINE RICERCATORE UNIVERSITARIO.

CAP.7.5 – IL PROGETTO ALFA ROMEO 6C CON L’AHR –ACTIVE HIDDEN ROOF (2016)

 Quindi all’inizio del 2016, tornai per la terza volta sull’argomento Active Hidden Roof, con un nuovo tirocinio in Modelleria Modenese, con un nuovo candidato, Gianfranco Spanò (leggi), ma soprattutto ben deciso a sviluppare ulteriormente il meccanismo, con la partecipazione attiva anche dell’Ing. Antonio Cesaretti, la cui esperienza diretta sul campo, poteva risultare più che preziosa per una eventuale, non solo ingegnerizzazione, ma anche eventuale industrializzazione del sistema stesso.

Il progetto di ricerca verteva sempre sulla stessa tipologia di vettura, sportiva due posti secchi con motore posteriore centrale, sei cilindri biturbo ma, in questo caso si tornava all’idea di un’Alfa Romeo, una possibile sostituta della 4C, ovviamente, più grande e potente, che ribattezzammo 6C, appunto! (Leggi)

Si tornava dunque al concetto iniziale del tettuccio che ruotava di circa 90° per poi scendere quasi verticalmente, in un vano espressamente concepito per accoglierlo, sempre posto nell’esiguo spazio tra schienali dei sedili e parafiamma.

La novità, in questo caso, riguarda tutto il complesso meccanismo posteriore, del roll-bar e cofano motore. Infatti, in questo caso il roll-bar vero e proprio è costituito da una struttura fissa alla base (le due pinne), su cui si innesta una traversa mobile che, attraverso un sistema complesso di paratie e feritorie, utili anche allo smaltimento del calore, si abbassa insieme alla copertura centrale del vano motore, con effetto quasi “a fisarmonica”. Un sistema complesso e certamente raffinato, che avrebbe necessitato di una complessa ingegnerizzazione, che poi non si fece in tempo a completare.

In questo caso però, il modello di stile era piuttosto interessante e degno di nota, mentre i tempi erano ormai maturi (fine 2016), per una presentazione vera e propria del progetto di ricerca e fu così che, oltre allo studio virtuale, ai rendering ed alle consuete animazioni del meccanismo, si decise di realizzare anche il modello fisico in scala (in 1:5), anche in questo caso asimmetrico, con una parte che rappresenta la vettura in configurazione completamente aperta (spider).

La presentazione fu un successo (leggi) e pure la base di partenza per un ulteriore sviluppo del progetto di ricerca, questa volta con una completa ingengerizzazione del meccanismo.

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