L’Alfa Romeo Montreal nasce nel 1967 come prototipo concepito in collaborazione tra l’Alfa Romeo e la Carrozzeria Bertone di Torino; destinato all’eposizione mondiale di Montreal di quello stesso anno, per la quale fu appositamente scelta per il titolo: “La maggiore aspirazione di un uomo in fatto di automobili”.
Ma il prototipo della Montreal, a parte la concezione generale del design, in realtà non ha poi quasi niente a che fare con la vera Alfa Romeo Montreal, prodotta da Alfa Romeo a partire dal 1970.
Infatti, il prototipo esposto a Montreal nel 1967, adotta il classico 4 cilindri bialbero anteriore, in pratica la meccanica della Giulia GT, mentre poi invece l’Alfa Romeo, decise di adottare il più grande e potente 8 cilindri derivato dalla 33 Stradale (a sua volte derivato dalle 33 da competizione).
In questo modo, anche tutto il telaio ed in parte pure il design furono giocoforza stravolti, in quanto gli ingombri dell’otto cilindri nel cofano anteriore, incluso un adeguato imnpianto di raffreddamento (chiaramente maggiorato), nonchè il maggiore peso del nuovo motore, sempre posizionato nel cofano anteriore, costrinsero i tecnici della Bertone a fare i cosiddetti “salti mortali”, per non stravolgere del tutto il design del primo prototipo che tanto era piaciuto, non solo ai potenziali clienti, ma anche a tutti i tecnici e la dirigenza Alfa Romeo dell’epoca.
Infatti, prototipo del 1967 era stato un grande successo, nonchè la vera attrazione del salone di Montreal 1967.
La “vera” Montreal, fu invece presentata tre anni più tardi, con proporzioni leggermente meno favorevoli, ma comunque abilmente “camuffate” dagli stilisti della Bertone, per non perdere più di tanto il suo fascino e slancio innovativo. Di fatto l’auto era più alta, principalmente perchè si era dovuto alzare il cofano anteriore (e quindi anche il tetto e le sedute, per non compromettere la visibilità anteriore), per contenere in altezza il motore 8 cilindri, soprattutto nella parte centrale del cofano, dove la “gobba” centrale del cofano è stata abilmente “camuffata” con una finta presa d’aria naca verniciata in nero contrastante, per snellire tutto l’insieme.