Design Bertone (Gandini) nei favolosi anni ’70. Entrambe con il V8: anteriore per l’Alfa e posteriore centrale per la Lambo. Un confronto inusuale, ma che esalta la grande creatività di quel periodo.
Se l’Alfa Romeo Montreal ha rappresentato per la Casa del Biscione, lo stato dell’arte delle coupè stradali dei primi anni 70, la Lamborghini Urraco, per la Casa del Toro, è stata invece il primo vero tentativo di creare una coupè adatta ad un pubblico ben più ampio.
Ed è proprio in questo modo che, un’azienda di auto generalista, seppur con un prodotto sempre votato alla massima sportività, come appunto la Casa di Arese, quasi “si toccava”, con il mercato, molto più rarefatto e particolare, di un’azienda molto più di nicchia e tutto fuorchè generalista, come appunto la Casa di Sant’Agata Bolognese.
Ed il punto di contatto maggiore tra le due, sono in questo caso proprio le motorizzazioni: per entrambe un V8, di 2.6 litri per l’Alfa Romeo Montreal e di 2.5 litri, per la Lamborghini Urraco.
Poi, incidentalmente, anche lo stile delle carrozzerie era per entrambe di Bertone, ma questo soprattutto perchè all’epoca la firma piemontese era davvero in rapida ascesa di consensi, grazie al design sempre brillante ed innovativo del suo designer di punta, Marcello Gandini.
Ma, come era logico aspettarsi, è nella filosofia generale del progetto, che le due auto, in realtà si distinguono nettamente. Infatti, se l’Alfa Romeo Montreal è la perfetta gran turismo all’italiana, adatta ai lunghi viaggi e relativamente confortevole, la Lamborghini Urraco, pur con la disposizione 2+2 dei posti in abitacolo, resta la sportiva estrema tipica del carattere Lamborghini, seppur in tono minore rispetto ad una Miura, o ad una Countach.
Non a caso, l’ottimo V8 bialbero di 2.6 litri, nella Montreal è montato nel cofano anteriore, in blocco con il cambio e dona quindi alla coupè Alfa Romeo, non solo un buon carattere da stradista, adatta ai lunghi viaggi, ma pure un discreto baule posteriore per due persone.
Mentre il V8 monoalbero (divenne poi bialbero con il successivo 3 litri dell’Urraco P300) dell’Urraco P250 è invece installato nel vano posteriore, in posizione quasi centrale, alle spalle della striminzita panchetta posteriore, mentre lo spazio per i bagagli resta relegato au un misero pozzetto in coda all’auto; ma è chiaro che questo layout da auto estrema, non solo privilegia l’handling dell’Urraco, certamente a scapito del confort, pur in presenza di un motore meno raffinato e prestazione del V8 Alfa Romeo.
Due icone della miglior storia del design e della tecnica automotive italiana ed anche due concetti che, pur simili in alcune cose, sono di fatto all’opposto come filosofia costruttiva delle rispèettive auto.
In ogni caso, due gioielli che il mondo ci ha invidiato e che tuttora fanno battere forte il cuore ai veri appassionati!
