A meta degli anni 80, prima dell’arrivo della Chrysler (1986), in Lamborghini fervevano molti progetti contemporaneamente. La pulsione di dare una degna erede alla Countach era molto elevata , così come pure la ricerca e la competizione tra i vari tecnici in azienda.
Se da una parte si era dato vita ad un progetto di ricerca, per testare i nuovi materiali compositi, creando il prototipo della Countach “Evoluzione” (vedi), dall’altra era già partito anche il progetto P.132 (vedi), espressamente dedicato all’erede della Countach.
Ma in mezzo a tutto questo fervore, restavano tempo e risorse anche per lo sviluppo e la costruzione di un ulteriore prototipo (oggi lo si definirebbe “One-off”), realizzato per testare diverse innovazioni, ma anche per creare una eventuale ulteriore evoluzione della Countach stessa. Il progetto L150 diede così vita ad una specialissima Countach in esemplare unico. Sulla Countach L.150 si testò un V12 portato a quasi 7 litri (in parte derivato da un esperimento per i prototipi della LM002 e poi utilizzato per i motori del campionato Off Shore). Ma non solo, anche tutta la vettura presenta diverse modifiche interessanti, sia dal punto di vista aerodinamico che funzionale. Spiccano soprattutto le prese d’aria laterali a persiana: persiane che si aprono e chiudono all’occorrenza (grazie a dei sensori di temperatura sui radiatori) e che si integrano perfettamente con la linea dei parafanghi allargati. Ma, meno visibile, pur se altrettanto interessante, è anche l’andamento dei finestrini sulle portiere: molto più verticali che non sulla Countach convenzionale. Questo comporta due vantaggi: da una parte consente un maggior afflusso d’aria alle prese d’aria superiori, tornate a persiana come sul Concept LP500 di Bertone (1971), eliminando così le due prese a periscopio laterali. Inoltre, la minor inclinazione lateriale dei finestrini, permette la loro completa discesa nella portiera (mentre nella Countach normalmente scende solo la porzione inferiore).
Un progetto interessante che però restò un esemplare unico, che poi andò ad un collezionista giapponese.
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